Nicola Di Matteo, PdF: «Mentre l’Avvocatura dello Stato ribadisce che la vita è un bene indisponibile la Sardegna non vuole essere da meno della Toscana»
«Proseguono le stranezze procedurali; la cultura di morte perseguita in nome di una presunta libertà di “non soffrire”, mette totalmente in ombra le cure palliative, ed in nome di un presunto vuoto normativo, trova appoggio nelle Istituzioni che non ne hanno legittimità – dichiara Nicola Di Matteo, Segretario nazionale del Popolo della Famiglia – Mentre Veneto e Piemonte, così come prevedibilmente la Liguria, stante l’opposizione di principio dichiarata dal governatore Bucci, che ricordava come ciò non sia compito delle Regioni, mantengono fede alle loro prerogative e non varcano i limiti spettanti alla legiferazione regionale, Toscana e Sardegna si vantano di questa illegittima e incostituzionale prevaricazione. Inoltre, anche la regione Abruzzo il 18 febbraio ha ripreso le audizioni riguardanti il progetto di legge di iniziativa popolare intitolato “Procedura e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito” https://www.consiglio.regione.abruzzo.it/acra/alessandrini-su-legge-il-suicidio-medicalmente-assistito-abruzzo
«Il Popolo della Famiglia – precisa Di Matteo – ribadisce la propria ferma opposizione. Dietro alla legalizzazione del fine vita esiste un enorme giro di interessi che punta ad alleggerire le spese sanitarie, invece di incrementare le risorse per le cure palliative, legittimando in tal modo l’eliminazione dei soggetti più fragili e deboli, evidentemente ritenuti una zavorra sociale. In Olanda, Belgio o Canada, dove suicidio assistito e eutanasia sono stati legalizzati, si è verificato un aumento enorme di casi relativi anche a persone affette da patologie curabili ma non più desiderose di vivere per problematiche esistenziali di vario tipo. Noi riteniamo che le persone debbano essere accudite e salvaguardate perché la vita è un bene NON disponibile».
«In Sardegna– afferma Di Matteo – la cura dell’anziano e del malato rientra nelle naturali mansioni e decisioni di cui la famiglia si fa carico. La Regione dovrebbe piuttosto favorire l’aiuto alle famiglie che vivono la realtà di un famigliare disabile o anziano. Molto più facile millantare un vuoto normativo che non esiste, in quanto suicidio assistito e fine vita sono già regolamentati dal Codice penale artt. 579 e 580. L’aver depositato la legge regionale – conclude Nicola Di Matteo – oltre ad essere un atto illegale viene presentato come un segno di civiltà, mentre induce le persone, sole, scoraggiate e prive di assistenza a sentirsi un peso e a trovare consolazione nei cultori della dolce morte che il sistema e la propaganda favoriscono. Sarà nostra cura testimoniare con ogni mezzo la verità opposta: abbiamo bisogno di vita, nascente e amorevolmente custodita fino alla sua conclusione naturale.
0 commenti