La politica fa parte delle nostre vite eppure siamo spesso portati a
considerarla come una cosa che non ci riguarda, lontana da noi, troppo
complicata o addirittura cinica e opaca. Siamo indotti nell’errore
quando consideriamo la politica in modo superficiale, quando la
riduciamo alle campagne elettorali e all’attività dei politici in cerca
di voti, quando pensiamo che significhi solamente andare a votare per
eleggere il politico di turno che probabilmente ci deluderà.
Perché il Popolo della Famiglia continua il suo operato? Perché è un
popolo che continua a fare esperienza di chiarezza in quanto in questa
nostra realtà, chiamata Italia, dove non c’è più nulla, non c’è lealtà,
non c’è passione, non c’è amore, non c’è addirittura: un padre e una
madre. Ecco che bisogna essere forti e continuare la “buona battaglia”.
Il Popolo della Famiglia è un popolo che punta all’onestà in modo da
fare l’interesse di tutti. Certo è una qualità importante ma difficile
da praticare, soprattutto, in un contesto politico in cui le pressioni
per mettere da parte valutazioni etiche sono quotidiane. Ed, inoltre,
comporta una struttura morale piuttosto forte che deve essere stata
formata a lungo e verificata.
Un popolo che punta all’umiltà che è una caratteristica delle classi
politiche forti che cercano le soluzioni attraverso le condivisioni non
alzando la bandiera di una pretesa superiorità morale e conoscitiva che
nessuno ha.
L’umiltà non è una virtù che si possa facilmente coltivare e sviluppare
ai giorni nostri ed anzi è vista come un segno di debolezza in un mondo
in cui si tende ad esaltare l’egocentrismo come valore vincente.
L’11 Marzo del 2016 nasceva il Popolo della Famiglia, presso il
Palazzetto delle Carte Geografiche a Roma. Proprio in quell’occasione il
nostro MARIO a gran voce sostenne: “Il Popolo della Famiglia vuole
essere un contenitore capace di raccogliere i consensi degli italiani,
desidera dare risposta alle motivazioni che hanno portato alle
straordinarie mobilitazioni di piazza San Giovanni il 20 giugno
dell’anno scorso e del Circo Massimo il 30 gennaio e per questo ci
presentiamo alle prossime amministrative di primavera”.
Da quell’11 Marzo del 2016 continuiamo a fare esperienza che ci
riconosciamo appartenenti a valori comuni: la centralità della persona,
la centralità della famiglia, le radici cristiane del nostro popolo. Ci
siamo ritrovati attorno a quello che è la famiglia politica di questi
valori.
Sempre legati a quel’11 Marzo, a quella voglia matta di cambiamento. A
quel si spensierato al fare. A quell’incoscienza dell’inesperienza che
ci rendeva vivi. A questa nostra coscienza attuale del fare. Alla nostra
continua ed incessante semina che darà frutto. Ai nostri giovani che ci
regalano la voglia di esserci, la voglia di essere i loro alleati.
Cinque anni di duro lavoro. Cinque anni di proposte. Cinque anni di
voglia di dare ma soprattutto di fare. Abbiamo lavorato per il reddito
di maternità per battere denatalità e aborto; per la riforma fiscale del
quoziente familiare; per la legge elettorale proporzionale pura con
premio di governabilità alla coalizione; per l’abrogazione del reddito
di cittadinanza per usare i 7 miliardi annui su reddito di maternità
(mille euro al mese per otto anni) e sostegno alla disabilità; per la
libertà scolastica e riforma basata su costi standard; per l’aumento del
fondo Sanitario nazionale per migliorare l’assistenza agli anziani; per
la guerra alla dipendenze in particolare giovanili ( alcol, droga,
ludopatia, pornografia); per la proclamazione del diritto universale a
nascere e del sofferente a essere curato; per l’abrogazione della legge
Cirina’ e rafforzamento delle norme contro l’utero in affitto; per il
sostegno ai giovani che intendono sposarsi e aprire imprese familiari.
Per mettere in atto un vero cambiamento bisogna fare riferimento alle
parole del nostro presidente Mario Adinolfi: “L’unica risposta è
famiglia. E famiglia significa investire immediatamente ogni risorsa
possibile per la costruzione di nuove famiglie. Per dire ai giovani che
il futuro oltre questo buio, oltre questo tunnel, la luce che c’è in
fondo è costruire un progetto familiare”.
Il Popolo della Famiglia fa suo il famoso appello di don Luigi Sturzo,
senza pregiudizi né preconcetti, che chiama: «gli uomini liberi e forti
che vogliono cooperare ai fini superiori della Patria», per questo tutto
il popolo italiano è stato invitato. Gente comune, gente che lavora,
giovani, adulti: un popolo in cammino per il bene comune.
La politica deve essere il terreno del possibile, non del frastuono e dell’irrazionale.
Il sentimento popolare oggi è una giungla pericolosa, da cui
difficilmente si esce indenni. I social media hanno reso questa giungla
ancora più ostica; ma i social media non sono pieni solo di “bufalari”,
“webeti” e “haters”. Sono pieni anche di persone che soffrono sulla
propria pelle gli effetti di politiche sbagliate, le conseguenze di
reiterare gli errori politici del passato, che non hanno più alcun punto
di riferimento politico o istituzionale. Che sperano ancora in qualcosa
di diverso.
Serve che la classe politica e amministrativa, quella che sta a Roma, ma
anche e soprattutto quella che sta sui territori, ascolti e interpreti
questa rabbia, che si sforzi di guardare negli occhi chi è arrabbiato.
Serve tentare di non perdere l’empatia nei confronti di un popolo
arrabbiato, che non ha più bisogno di palliativi, ma di parole e fatti
che convincano a sperare che qualcosa possa ancora cambiare. Serve
semplicemente il Popolo della Famiglia perché può fare la vera
differenza, continuando a donare incondizionatamente le nostre capacità,
il nostro essere, le nostre idee alla buona battaglia.
“A noi la battaglia a Dio la vittoria!”
Noi ci siamo…
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